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Sviluppo sostenibile, scenari per l’Italia al 2030 e al 2050

ASVIS, Rapporto di primavera 2024

Sviluppo sostenibile, scenari per l’Italia al 2030 e al 2050

Sviluppo sostenibile, scenari per l’Italia al 2030 e al 2050 ASviS ha pubblicato il Rapporto di Primavera "Scenari per l’Italia al 2030 e al 2050. Le scelte da compiere ora per uno sviluppo sostenibile".

Il report analizza i progressi e le incertezze del quadro legislativo e degli investimenti sullo sviluppo sostenibile e contiene un’inedita analisi sviluppata con Oxford Economics sulla relazione tra transizione energetica e variabili macroeconomiche, evidenziando quali sono le scelte da compiere oggi nel campo delle politiche industriali e degli investimenti, in modo da assicurare un futuro di prosperità per l’Italia ed evitare non solo gli scenari catastrofici, ma anche il peggioramento delle condizioni socioeconomiche del Paese.

Gli scenari al 2030 e al 2050 per l’Italia e il mondo: trasformare la transizione energetica in una spinta all’innovazione a tutto campo

Le conclusioni delle organizzazioni internazionali sono chiaramente confermate dalle analisi svolte dall’ASviS in collaborazione con il centro di ricerca internazionale Oxford Economics.

Confrontando cinque diversi scenari al 2030 e al 2050 per il mondo e per l’Italia (tendenziale, Net Zero al 2050, Net Zero Transformation, Transizione tardiva, Catastrofe globale) appare evidente il vantaggio di puntare su una transizione energetica affiancata da una profonda innovazione dei sistemi economici, nonostante gli ingenti costi/investimenti che essa comporterebbe.

Infatti, la transizione verso un sistema economico carbon neutral comporterà profondi cambiamenti strutturali nei sistemi economici e sia il settore pubblico che quello privato dovranno investire molto nel progresso tecnologico per produrre più energia pulita e nella realizzazione delle infrastrutture che ne consentano un utilizzo efficiente.

Ma accelerare la transizione e disegnare politiche in grado di trasformarla in un’opportunità per modificare e migliorare il sistema socioeconomico produce risultati migliori per le persone e per il Pianeta, in quanto genera una nuova ondata di innovazione, aumenta l’efficienza dei sistemi produttivi e distribuisce risorse a favore dei più deboli.

In particolare, nello scenario di decarbonizzazione al 2050 (Net Zero), in cui si contiene l’aumento della temperatura al di sotto di 1.6°C nel 2050 e di 1.5°C nel 2100, l’introduzione di misure come la tassa sul carbonio (indispensabile per cambiare nella direzione voluta le preferenze di famiglie e imprese) può comportare significativi costi economici a breve termine, distribuiti in modo disomogeneo nella popolazione.

Senza politiche compensative e una forte spinta all’innovazione, i maggiori costi e l’aumento degli investimenti necessari per la transizione genererebbero significative pressioni inflazionistiche che ridurrebbero i redditi disponibili reali e la crescita economica, almeno nel breve periodo.

D’altra parte, rinviare a dopo il 2030 le politiche per la transizione (Transizione tardiva), mantenendo l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica nel 2050, obbligherebbe a introdurre una più aggressiva carbon tax, che stimolerebbe più forti tensioni inflazionistiche.
Una minore produzione di energia rinnovabile e un tasso più elevato di ammortamento del capitale (dovuto al mancato sfruttamento del ciclo naturale degli investimenti) provocherebbero danni economici significativi nel breve termine e più ingenti rispetto allo scenario Net Zero in cui la transizione comincia subito.

Al contrario, una forte innovazione a tutto campo, compresa quella riguardante il funzionamento dei mercati, e politiche strutturali ben progettate sul lato dell’offerta come quelle ipotizzate nello scenario Net Zero Transfomation possono non solo attenuare gli effetti depressivi, ma soprattutto trasformare la transizione energetica in un aumento del benessere collettivo.

Nel caso dell’Italia, confermando sul piano qualitativo le conclusioni dell’OCSE, la transizione energetica (se praticata anche a livello globale) avrebbe un effetto solo leggermente negativo (-0,97%) in termini di PIL cumulato tra il 2024 e il 2050, a fronte di una perdita maggiore (-1,2%) in caso di rinvio della transizione a dopo il 2030.

Viceversa, accompagnando la transizione energetica con politiche che stimolano l’innovazione (cioè, andando nella direzione verso cui spinge anche la filosofia delle nuove regole fiscali europee, che privilegiano investimenti e riforme orientate a realizzare il Green Deal) il risultato complessivo diviene positivo in termini di PIL (+2,2%), il che produce effetti positivi anche sull’occupazione e sul debito pubblico, pur ipotizzando che le entrate derivanti da una carbon tax vengano trasferite alle famiglie.

Grazie alla crescita del PIL e dell’occupazione, in tale scenario diminuiscono le spese per gli ammortizzatori sociali e aumentano le entrate, riducendo significativamente (-15,9 punti percentuali) il rapporto debito/PIL anche rispetto a quello calcolato nello scenario Net Zero (-5,7 punti percentuali).

Infine, nello scenario in cui si rinuncia ad intervenire a livello globale (Catastrofe climatica), l’aumento della domanda di combustibili fossili porta a livelli di emissioni più elevati e ad un aumento della temperatura di 2.3°C entro il 2050, degli eventi climatici estremi, dei danni fisici ed economici, con effetti molto negativi sulla popolazione, soprattutto sulle fasce più deboli.

In questo caso, nel 2050 il PIL italiano sarebbe più basso del 30% rispetto alla previsione di base e la disoccupazione aumenterebbe fino al 17,4%. A fine secolo l’aumento della temperatura media globale si avvicinerebbe ai 5°C, portando all’annientamento economico (il PIL andrebbe a zero) e al crollo della società come oggi la conosciamo, con effetti catastrofici in termini di vite umane a causa di carestie e malnutrizione, eventi climatici estremi, conflitti e nuove malattie.

I risultati degli scenari analizzati rendono evidente che la lotta al cambiamento climatico è una vera e propria questione di sicurezza nazionale e questo Rapporto arriva in un momento decisivo per la storia dell’Italia e dell’Europa, un momento nel quale è necessario prendere decisioni fondamentali per il nostro presente e futuro.

Scenari catastrofici, rinvio della transizione energetica, decarbonizzazione entro il 2050, decarbonizzazione associata ad una forte spinta all’innovazione a tutto campo: queste sono le quattro possibilità che abbiamo davanti, come Italia, come Unione europea e come mondo.

E i conti sono chiari: chi vuole rinviare la transizione in nome dei costi da subire nei prossimi anni per realizzarla successivamente in realtà punta a scaricare sui più deboli e sulle generazioni future i danni dell’inazione. (Fonte: https://asvis.it/)

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